Abitavo in un complesso di sei condomini disposti a ferro di cavallo e il piazzale al centro era il regno di tutti i bambini. Eravamo perennemente lì a giocare e c’era sempre qualcuno affacciato ai balconi a controllare che non combinassimo guai o che non attraversassimo la strada.
Sì perché proprio davanti casa mia correva la Statale 17, quella della canzone cantata da Guccini e i Nomadi, ed era un tratto abbastanza pericoloso perché era dritto e largo, invogliava a pestare sull’acceleratore.
Ricordo che faceva caldo quel pomeriggio, ero sotto casa a giocare a pallone, io contro il muro.
Poi un rombo in lontananza che si stava facendo sempre più vicino, un suono che mi ha attirato subito. Arrivava dalla Statale. Una corsa verso il muro del giardino posteriore, un’arrampicata fino in cima per guardare e… Eccola.
Stava arrivando, luccicava e faceva rumore perché era molto vicina a casa.
La motocicletta ha rallentato la sua corsa, ho visto la freccia che si stava illuminando, avrebbe svoltato proprio verso quella villetta singola all’inizio della strada.
Il tipo con il casco si è fermato, ha suonato il clacson e dopo un’attesa brevissima il cancello si è aperto richiudendosi appena la moto l’ha varcato.
Dovevo assolutamente salire su quella moto, volevo sapere com’è, che sensazione si prova. Ma come avrei potuto fare?
(to be continued)
@2FIRSTLINE