“Maledetto SudoKu!” disse serrando i denti.
E per mostrare tutto il suo disappunto lanciò la matita con un colpo del polso. Colpì lo schema, lasciando un segno nella parte superiore della pagina. Era la terza volta che lo sbagliava. Cancellò rapidamente i numeri che aveva inserito. Era pronta per ricominciare.
Mise i primi numeri a memoria. Poi collocò due sette, un cinque e un quattro. Le sembrò di ripetere una strada già percorsa mille volte e l’assalì il dubbio che se fosse andata avanti così, quasi meccanicamente, sarebbe approdata di nuovo alla stessa conclusione sbagliata.
Si prese una pausa. Quando riprese cercò di ragionare in maniera diversa, facendo un giro un po’ più largo. Ma inevitabilmente, anche stavolta, arrivò a piazzare un sei proprio lì, accanto all’altro.
Ebbe una soffocante sensazione di déjà vu. Lasciò la matita e sferrò con rabbia un pugno al centro del SudoKu, colpendo in pieno i due sei. Per tutta risposta il sei nativo iniziò a vibrare, preso da un forte tremore e poi, come sollevandosi di pochi micron dalla carta, ruotò rapidamente di centottanta gradi e s’incollò al centro della cella. Ora era un nove.
Si stropicciò gli occhi e fissò incredula il foglio. Forse aveva tenuto lo sguardo per troppo tempo su quei numeri. Andò in bagno e poi tornò alla sua sfida. Prese la matita che aveva già ben chiare in testa le mosse successive. Quando si rese conto che lì, sempre lì, al centro del centro di quella maledetta griglia riposavano tranquilli due sei, come gemelli siamesi, fu colta quasi da sincope.
Poiché non era tipo da scoraggiarsi facilmente, pensò di ripetere quel gesto fortunato. Picchiò di nuovo sullo schema e d’incanto il sei iniziò a scuotersi tutto e poi ubbidiente si girò e si adagiò capovolto. Sei e nove. Bene.
“Allora capisci solo le maniere forti, eh?”, forse aveva compreso tutto.
“Se distolgo lo sguardo per un po’, diventa un sei. Ora so come fregarti!”, un pensiero un po’ perfido la colse. Andò a prendere la cassetta del cucito.
“Se ti blocco finisco lo schema e ti dovrai arrendere.”
Al ritorno ancora quel maledetto, quel sei, non si scoraggiò, picchiò con il pugno e assicurò il nuovo nove al foglio con due spilli dalla capocchia colorata. Si sfregò le mani. Si alzò e bevve un bicchiere d’acqua. Si accese un’altra sigaretta. Voleva che tutto fosse pronto per il suo trionfo. Ma appena si avvicinò al tavolo vide subito che gli spilli non avevano fatto il loro dovere. Ancora quei due sei.
“Diavolo! Da diventar pazzi!”, le scappò.
Maledetto nove travestito da sei o sei travestito da nove, pensò. Quasi avesse paura di farsi sentire. Le venne in mente come avrebbe potuto risolvere il problema. Prima di allontanarsi utilizzò nuovamente il sistema già collaudato, per un po’ avrebbe resistito. Un pugno al centro del quadrato e come in un replay la solita scena passò sotto i suoi occhi.
Assicurò il nove con quattro spilli. Si precipitò verso un cassetto per prendere la chiocciolina dello scotch. Ci mise pochissimo, ma sempre troppo rispetto ai suoi desideri. Quando tornò indietro i quattro spilli giacevano sparsi: due sul SudoKu e due sul tavolo della cucina.
Ci siamo di nuovo, disse tra sé abbattuta ma non sconfitta. Invece fu grande lo stupore quando sedendosi si accorse che questa volta il nove era ancora lì, accanto al suo sei, tranquillo e padrone della situazione. Si strofinò il naso con il dorso della mano destra; impugnò velocemente la matita con la rabbia di un guerriero antico che sta per sferrare il colpo di grazia al suo nemico prima che possa riacquistare le forze.
Lo schema andava riempiendosi quasi da solo. In fondo non era uno dei più complicati che avesse mai affrontato. Quando fu vicina alla meta, un prurito lieve la colse nella parte della mano destra poggiata sul foglio. Si grattò con le unghie dell’altra mano. Mancavano solo poche celle da riempire. A quel punto le più facili. Di nuovo quel prurito. Di nuovo si grattò e cercò di capire se la ragione fosse qualche briciola della colazione rimasta in giro. Nulla.
Dopo aver inserito l’ultimo numero, impiegò alcuni secondi prima di realizzare di aver completato il SudoKu. Senza errori, stavolta. Rapidamente mosse gli occhi per cercare di scovarne, quasi non le sembrasse vero. Perfetto. Nessuna ripetizione. L’occhio le cadde su di un otto, collocato nell’angolo destro in basso. Un bell’otto, in verità. Lo fissò per un po’, con un senso di liberazione. Non ne poteva più di sei e di nove.
Fu in quel momento che notò il cerchio inferiore, quello leggermente più grande, muoversi impercettibilmente prima a destra poi a sinistra. Nella stessa maniera degli orsi dei cartoni animati, quando per mostrare gioia iniziano a ballonzolare la pancia. E poi quell’altro, quello superiore e più piccolo, che le faceva addirittura l’occhiolino…
by Sthepezz
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