Oggi riprendo e termino il discorso avviato la scorsa settimana sui comportamenti che mi infastidiscono quando entro in un ristorante e sui quali, magari, spesso non riflettiamo. Ci sono certamente motivazioni che spingono un ristoratore a fare delle scelte piuttosto che altre, ma forse si perde di vista il fatto che queste non possono essere sempre “di comodo” ma devono essere fatte per invogliare un cliente a ritornare.
Ci sono ancora due punti sui quali vorrei condividere una riflessione con voi, anche perché riguardano due capisaldi della nostra cultura gastronomica: la pasta e la pizza.
Il bis/tris di primi
Un grande classico quando a tavola siamo in tanti: il ristoratore propone un bis/tris di primi, supportato dall’immancabile vostro amico che approva all’istante. Personalmente li odio entrambi (il bis e l’amico). Pensateci: magari vi siete seduti a tavola pregustando un determinato primo ed invece, siccome il vostro piatto non incontra il favore dei vostri commensali, vi trovate a mangiare le quasi immancabili pennette alla boscaiola (una piaga della ristorazione), tortelli con vari condimenti e magari un risotto o una lasagnetta. Che saranno una bontà, non ne dubito, ma voi pagate le tasse ed il canone RAI, quindi la vita è in debito con voi: avete il sacrosanto diritto di godere del vostro stramaledettissimo piatto preferito anziché mangiarne, nel migliore dei casi, 3-4 forchettate. Senza contare che servire dei vassoi, anziché piatti singoli, è una comodità per il ristorante, non per il cliente e la stessa cosa vale per il fatto di indirizzarvi verso il tris di primi. Per come la vedo io, quando un ristoratore vuol davvero fare un bel servizio al cliente, a mio parere, non propone mai quelle che sono soluzioni per la cucina ma non per i clienti.
La pizza uguale per tutti
Premessa: ipotizziamo di non essere arrivati in pizzeria a mezz’ora dalla chiusura e di non aver dichiarato di avere fretta. Soddisfatta questa condizione, se al terzo tipo di pizza richiesto il cameriere mi avvisa che così ci vorrà più tempo, mi faccio qualche domanda. Ok, se il locale è pieno ed arrivano richieste per 30 pizze diverse, il pizzaiolo rischia di sbroccare, ma questo è un problema del ristoratore, è il suo lavoro e nessuno ha mai detto che sia facile. Tutt’altro. Se avesse preferito una vita più gioiosa avrebbe potuto fare, che so, il guardarobiere delle conigliette di Playboy. Per come la vedo io, ringrazi il cielo di avere tanto lavoro ed una volta finito di recitare il rosario faccia infornare tutte e 30 le pizze. Studi scientifici, infatti, dimostrano che una wurstel e cipolla ed una prosciutto e funghi si preparano orientativamente nello stesso tempo. Inoltre, simulazioni al computer confermano che il tempo per inserire e togliere la pizza dal forno non cambia significativamente al variare degli ingredienti. Quindi: ad ognuno la sua pizza.
Ovviamente ognuno di noi fa le proprie valutazioni, oltre al gusto dei piatti, per capire se un ristorante piace o no, se desideriamo tornarci o se la sua esistenza non ci cambia la vita. Io ho provato a riassumere alcuni aspetti sui quali non riesco a non soffermarmi quando vado a mangiare fuori. E voi? Ci pensate mai?
Lello (@lellskitchen)