Sembrava uscito da una fiaba, eppure Viola non stava aspettando nessun principe. Ma la bellezza non ha sangue blu, è più un incantesimo a cui decidere ogni volta se aderire o meno.
Nel caldo delle notti di luglio, sulla spiaggia, il mare a un passo, compiere atti di fede non era per niente difficile; per questo Viola decise che sì, si poteva fare: credere ancora una volta, per poco tempo, al fascino della sospensione dal reale, che quella sera avrebbe preso il nome di Flavio, la sua compostezza fiera, la sua precisione esagerata, la sua dolce poesia. Perché Flavio era un pasticcere e mescolava gli ingredienti come fossero parole, giocava coi colori, coi gusti, con i palati delle persone, dava forme diverse, ogni volta, alle cose.
Non che importasse chi fosse. Al mare, a luglio, alla spiaggia, alla musica dispersa nell’aria non interessava davvero.
La gente lì intorno lo aveva visto? Lo aveva scrutato con gli stessi occhi verdi, analitici e magnetici di Viola? Forse no.
Ma, ogni tanto, la somiglianza fa la differenza.
Non c’era arrivata subito a quella conclusione. Il luglio che l’aveva messa in potenza avrebbe dovuto tramutarsi in gennaio per vederne l’atto, per vederla sgorgare dalla sua testolina sempre pensante. Non che avesse qualcosa di geniale quell’affermazione, ma sintetizzava perfettamente l’incontro, e poterlo definire in poche parole le dava una certa soddisfazione.
La somiglianza fa la differenza, eh già!
Perché se Flavio non fosse assomigliato a Edo, Viola non lo avrebbe guardato così ossessivamente; e, certo, il tovagliolino del bar sarebbe stato comunque lì, tra il bancone e loro due, ma Flavio non lo avrebbe usato per scriverci sopra il numero di Viola.
[to be continued…]
Alessandra Corbetta